



Ci sono molti modi di intendere i mondi virtuali. Per me sostanzialmente sono un gioco. Però dobbiamo intenderci. Ci sono giochi e giochi: dalla Tombola alla Roulette Russa... qualche differenza c'è
Per non parlare di chi gioca a guardie e ladri, del gioco del tennis, di Monopoli e di Tetris. Il gioco, ogni gioco, ha le sue regole, le sue caratteristiche, indicazioni e controindicazioni. Insomma, ci sono giochi allegri, giochi stupidi e giochi serissimi, giochio complicati e giochi facili, persino giochi pericolosi. Il mio assomiglia molto ad un gioco di ruolo, se proprio vogliamo classificarlo. Il gioco di ruolo prevede che io mi immerga nella realtà virtuale, conservando un residuo minimo di contatto con la mia realtà atomica. Proprio questa immersività, condita nel mio caso da ricerca di leggerezza dentro e fuori di me, permette esperienze intense e al limite. Anche fuori dai limiti. Anche oltre al limite.

Esperienze di ogni tipo sono possibili, esperienze lontanissime dalla realtà dell'altro mondo oppure straordinariamente verosimiglianti, nel bene e nel male. Esperienze pacate, travolgenti, sorprendenti o prevedibili come il pasticcio della nonna al pranzo di Natale. E' sciocco pensare che tutto questo accada senza lasciare il segno, tanti segni. Leggerezza innanzitutto, è il mio motto, ma questo non significa superficialità. Tutto quello che trovo, sperimento, metto in gioco... tutto lascia dei segni, dentro di me e dentro gli altri. Per questo ci sono esperienze che non voglio fare, non ancora almeno.
Esiste davvero la reversibilità? Fino a che punto posso tornare indietro? Nel dubbio, meglio andare piano 

(pubblicato originariamente in data 08/10/2010)
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