venerdì 18 febbraio 2011

Preferisco la Tombola alla Roulette Russa

Foto di mo_werefoxCercavo un luogo tranquillo per togliere qualche pensiero dal Caos primordiale della mia confusa materia grigia, e dargli finalmente forma. Naturalmente mi sono recata nella casetta sull'albero ma... ORRRRRORE! Era invasa!    Ho cominciato a frugare in tutto l'inventario, ma niente da fare, non riuscivo a trovare il DDT per avatar, e nel frattempo sentivo che il pensiero cominciava a scivolare via lungo il piano inclinato della mia attenzione   Mi seccava troppo l'idea di perderlo, non sai mai quando le parole giuste per descriverlo decidono di ripresentarsi, per cui mi sono allontanata e mi sono trovata un posto tranquillo nelle caverne sotto la cascata di Astral Dreams. Così finalmente il pensiero che covavo da molto tempo, e che in questi ultimi giorni si è messo a gorgogliare come una minestra sul fuoco troppo alto, è riuscito pian piano a emergere.
Ci sono molti modi di intendere i mondi virtuali. Per me sostanzialmente sono un gioco. Però dobbiamo intenderci. Ci sono giochi e giochi: dalla Tombola alla Roulette Russa... qualche differenza c'è  Per non parlare di chi gioca a guardie e ladri, del gioco del tennis, di Monopoli e di Tetris. Il gioco, ogni gioco, ha le sue regole, le sue caratteristiche, indicazioni e controindicazioni. Insomma, ci sono giochi allegri, giochi stupidi e giochi serissimi, giochio complicati e giochi facili, persino giochi pericolosi. Il mio assomiglia molto ad un gioco di ruolo, se proprio vogliamo classificarlo. Il gioco di ruolo prevede che io mi immerga nella realtà virtuale, conservando un residuo minimo di contatto con la mia realtà atomica. Proprio questa immersività, condita nel mio caso da ricerca di leggerezza dentro e fuori di me, permette esperienze intense e al limite. Anche fuori dai limiti. Anche oltre al limite.
Esperienze di ogni tipo sono possibili, esperienze lontanissime dalla realtà dell'altro mondo oppure straordinariamente verosimiglianti, nel bene e nel male. Esperienze pacate, travolgenti, sorprendenti o prevedibili come il pasticcio della nonna al pranzo di Natale. E' sciocco pensare che tutto questo accada senza lasciare il segno, tanti segni. Leggerezza innanzitutto, è il mio motto, ma questo non significa superficialità. Tutto quello che trovo, sperimento, metto in gioco... tutto lascia dei segni, dentro di me e dentro gli altri. Per questo ci sono esperienze che non voglio fare, non ancora almeno.
Esiste davvero la reversibilità? Fino a che punto posso tornare indietro? Nel dubbio, meglio andare piano 


(pubblicato originariamente in data 08/10/2010)

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