venerdì 18 febbraio 2011

amicio, amicitia, amor

Foto di mo_werefox
Ti propongo un gioco di parole. I giochi di parole sono quelle cose che permettono di cambiare la forma e lasciare la sostanza, quelle cose che permettono di scivolare da una stanza all'altra e poi tornare nella prima stanza senza che nessuno se ne accorga. Sono quelle cose che potrebbero essere scambiate per vecchi bauli di legno quando invece sono il tentativo di portare in salvo un tesoro.  Un tesoro è prezioso, so che sai che lo so anche se penso che pensi che non lo penso. Credimi. Se vuoi, se puoi, perché volere è potere ma talvolta non si può e basta. Credimi. E la capra campa anche sotto la panca. Se deve.
Parlavo di un tesoro in un baule antico, anzi no era vecchio ma non può essere vecchio il tesoro perché l’oro non invecchia. Semmai antica. Antica come Roma. Giochiamo con Roma allora, mettiamola allo specchio e troveremo la nostra immagine riflessa. Quello che vedo mi spaventa, e allora poiché gli occhi sono lo specchio dell’anima gettiamo un lenzuolo sugli occhi e non avrò più gli occhi e non avrò più l’anima, ma che ti posso dare poi? L’animale rimane, l’anima dentro l’animale, saprai ripescarla o rimarrò guscio? Il guscio avvolge, che in latino fa amicit che sembra tanto amico.
Chi l'ha detto che amicitia ha la stessa radice di amor? Dicono che potrebbe derivare pure lei, come il guscio, da amicio, vestire, vestirsi, avvolgere. E allora vestiamo la passione e portiamola finalmente a passeggio alla luce del sole, a vedere il mio mare o il tuo, non importa, purchè sia mare. Amare contiene anche il mare, eppure lo priva: aggiungi un'alpha e togli la sostanza. Com'erano crudeli i greci. Antichi. Siamo tornati all’antico. Eppure siamo nuovi. Che cos’è questo richiamo all’antico? Reminescenza della voce del Fato? Voce che chiama nel deserto, ma nel deserto ci sono i miraggi e dicono che i miraggi non sono reali. Saranno virtuali… Oh, ora lo vedo, ora che ammiro il miraggio mirabile mi accorgo che qualcun altro ha provato giochi di parole con te, qualcuno che snocciolava preghiere come sassolini nell’affanno dell’inseguire il miraggio. E’ senza fiato per la corsa? Non credo, ma io sono senza fiato per la corsa tra le righe le lettere i pensieri. Mi fermo. Che tu sia finalmenteamicus.


Ps: Non chiamate la neuro. Non ancora 


(pubblicato originariamente in data 08/09/2010)

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