giovedì 30 giugno 2011

In una scatola di ferro da qualche parte nello spazio

Arrivai a Innsmouth, non so come. Delle coordinate su un pezzo di carta da riciclo, credo. Atterrai nel buio, vicino ad una baracca di lamiera dall'esilarante nome di Paradiso. Poco altro intorno, ero all'interno di una piccola luna, simile alla mia. Avevo messo apposta la tenuta da esplorazione, non volevo trovarmi impreparata. I nuovi anfibi di Aliza erano super confortevoli, e i dettagli civettuoli dei bottoni colorati mi rimandavano una piacevole parte di identità femminile. Donna, forte, senza essere guerriera per forza: così mi piaceva sentirmi, in quel momento. Tre destinazioni di TP occhieggiavano dai cartelloni: una prometteva la Innsmouth storica, una l'abbazia, una terza prometteva Serenity, ma mi accorsi ben presto che non si trattava di uno stato d'animo, quanto piuttosto di... un veicolo spaziale. L'idea di chiudermi in una scatola di metallo non mi piaceva per nulla, per cui rimasi indecisa tra le altre due. D'istinto scelsi l'abbazia. Però sbagliai TP, e mi trovai nella pancia della Serenity Firefly 
Tanto valeva... ormai ero lì. Decisi di esplorarla. Benchè complessivamente gigantesca, gli spazi interni erano angusti e bisognava fare attenzione ai movimenti, per non finire con la testa oltre la parete o in qualche tubo.
Le porte di metallo erano numerosissime, si aprivano e chiudevano con un rumore inconfondibile di solitudine. Entrai in una saletta, dove tappeti gialli e rossi e divanetti cercavano inutilmente di dare una sensazione di accoglienza, contrastati dalla trascuratezza e da pesanti linee di ruggine ai bordi delle lamiere. Apparentemente era la sala d'aspetto di un'infermeria, piuttosto inquietante.
In un lungo corridoio, piccoli sportelli si aprivano da entrambi i lati, lasciando intravedere ciascuno delle scale ripide di ferro. Ne scelsi uno, e scesi in quello che evidentemente era il dormitorio.
Le cuccette erano spoglie e confortevoli come un ghiacciolo in schiena d'inverno, per cui non mi trattenni molto. Dovendo proprio riposare, meglio l'amaca in sala macchine.
Giunsi finalmente in una zona, credo riservata agli ufficiali... sembrava lusso puro, in confronto al resto, benchè le sedie spaiate narrassero di un'estemporaneità pellegrina e senzatetto. La cambusa era ben fornita, e ne approfittai.  Conviene sempre farlo, quando non si possiede una dispensa propria, non si sa mai quando ricapiterà l'occasione... 
Con un paio di altri giri, ormai assolutamente priva di orientamento, arrivai alla plancia di comando. Tanto era soffocante il claustrofobico corpo dell'astronave, tanto era aperto il suo occhio sull'infinito. Per un attimo mi mancò il fiato, come quando d'improvviso si spalanca la finestra e troppa aria ci investe. Poi mi spinsi fin alla punta della prua, e sembrava di stare sospesi nell'eterno spazio. Incantata, non riuscivo a muovermi e non ne avevo la minima intenzione. Rimasi lì per un bel po', poi decisi che era il momento di tornare al mondo. Presi la porta diversa da quella da cui ero entrata, convinta di percorrere altri corridoi lunghi e stretti ma... mi trovai in un gabinetto. Ne approfittai per una prosaica seduta con riflessione esistenziale su dilemmi metafisici.
Entrò Xia, salutò gentilmente, mi disse che stava facendo un giro. Era carina, ma io improvvisamente mi sentii come un genitore in coda a Disneyland sotto il sole di un cocente pomeriggio estivo 
Cliccai sulla magica X e mi misi a dormire.


PS: se volete andarci pure voi, questo è lo SLURL : http://maps.secondlife.com/secondlife/Innsmouth/130/134/674






sabato 25 giugno 2011

Santo Lag e don Crash



Due piccoli mali affliggono i residenti di SL, fastidiosi come il pezzetto di insalata che rimane fra i denti prima di una riunione di lavoro o durante una cena romantica (vabbè ma così imparate a ordinare sempre insalatine,  inseguendo sciocchi stereotipi salutistici che in certe occasioni potrebbero essere ignorati ).
Per tornare ai nostri mali, queste emorroidi virtuali si chiamano LAG e CRASH. Non ne darò una descrizione tecnica, per la quale rimando ai vari wiki, ma piuttosto una descrizione fenomenologica, con l'intento di trovare il significato esistenziale di questi eventi critici. Sono convinta infatti che in ogni cosa o evento o persona ci sia un lato positivo. E' il principio di Pollyanna, lo so, ma finora ha funzionato quasi sempre.
Per quanto riguarda il primo fenomeno, il Santo Lag, esso dipende da molti fattori, può essere questione individuale o di gruppo, un po' come la psicosi. In effetti si potrebbe parlare di psicosi da lag, che talvolta assume dimensioni collettive, specialmente in occasione di eventi. Poco male, comunque: un qualsiasi niubbo impara velocemente a non cambiarsi d'abito o di capelli in zone laggose, o durante una festa affollata, pena una nudità imbarazzante anche da bamboli   Ora che ci penso... quanto è sociologicamente interessante il bisogno di sentirsi in ordine... merita ulteriori riflessioni.
Ma andando oltre, fra gli esiti del lag possiamo annoverare l'impossibilità di ballare con il/la propria/o bella /o, una visione grigia e rarefatta del mondo, un anormale ritardo tra pensiero e azione che permette di fare SIT, andare a prendere un caffè (al bar in piazza, non in cucina), fare il giro dell'isolato, tornare e trovarsi ancora in piedi. Uno dei rimedi consigliati è quello di girare nudi, calvi e scalzi come mamma Linden ci ha fatti. Ma oltre a essere poco efficace, un metodo come questo pone il problema supplementare del curare, a quel punto, le frustrazioni di gnokke e gnokki che hanno perso giorni per sistemare ogni singolo prim della loro capigliatura...
Certo che... a questo proposito... ricordo alcune cacce agli Xploder con l'abbigliamento ridotto all'osso, ad attendere che il maialino o il sacchetto o il vaso di linden si decidessero a comparire... bei tempi andati! 
E' vero che il lag può risultare irritante, tuttavia può aiutare a riscoprire un significato al di là delle apparenze. E' la tesi della Setta del Lag, geniale accolita di seguaci che "scruta i suoi misteri per conoscerlo e apprendere il suo inappellabile disegno...". Sono davvero fantastici, questi discepoli convertiti alla via della lentezza, documentano le diverse manifestazioni del Lag con la scrupolosità di monaci miniaturisti. Il Lag è soprannaturale, lungi dall'essere semplice sintomo di questioni tecniche, è messaggio dalla portata cosmica che indica un destino misterioso. La pazienza è la via mistica che condurrà all'illuminazione, ricordatelo, avatar di ogni mondo virtuale!
Benchè abbia qualche tratto in comune, il Crash è fenomeno diverso e comporta la rottura dell'immersività. A nulla vale schiacciare furiosamente i tasti del mouse, il crash ti sorprende nel mezzo di una chiacchierata interessante e ti accorgi ad un certo punto di parlare da solo, il che può essere un utile esercizio di autoriflessione ma santo cielo proprio ora che mi stava per dare il suo numero di cellulare...
Il crash ha una componente puritana in puro stile vittoriano, è lo strumento di censura più crudele che sia stato inventato nel Metaverso. Provare per credere: se vi trovate su palline di coppia, la probabilità di un crash sale in misura proporzionale alla sconcezza di quello che state facendo e naturalmente al coinvolgimento...
Il problema è poi rientrare, se non avete settato Home in luogo realmente privato... 
Il crash in teoria dovrebbe essere meno frequente del Lag, dato un sistema che coincida con i requisiti fissati dalla LL. Ma le cose non sono così semplici, anche qui c'è una multifattorialità interveniente. A me capita spesso, ultimamente, il crash, ed ho il sospetto che c'entri qualcosa la nuova versione del Viewer... mi par di capire che non sono la sola a soffrirne, e sono stata per giorni a struggermi nella ricerca di una spiegazione. Perchè nelle piccole o grandi disgrazie umane, il problema non è l'evento in sè, quanto la spiegazione che ci diamo dell'evento. Un evento senza spiegazione turba molto di più, non siamo preparati a convivere con l'insicurezza. Insomma, scartabellavo blog e wiki e forum, confrontavo parametri, dati tecnici e numeri ostrogoti... senza cavare un ragno dal buco, nè sangue dalla rapa. Stavo per concludere che non ci sono più le mezze stagioni, e non c'è più neanche la SL di una volta, quando.... ho trovato. Un brillante quanto irritato compagno di sventura, dall'altra parte del mondo ha filosoficamente notato che probabilmente c'è un disegno dietro tutto questo.... un disegno per cui lo spirito paternalistico della LL si preoccupa della nostra salute ed ha inventato il crash come terapia per la SL addiction.... non è fantastico, sentirsi così protetti?  e c'è chi parla di sordo sistema dittatoriale..... ingrati 






domenica 5 giugno 2011

Mi si era impolverato l'avatar. Per fortuna c'è Aliza.

Mi si era impolverato l'avatar .  Mi sentivo addosso la polvere, e non era la polvere viva dei viaggi, o dei lavori di fatica. Era la polvere che, mista all'odore acre della muffa, allaga le narici quando si raggiunge una cantina immobile nel tempo, un fossile sepolto in una caverna. Ecco, era più o meno quello che sentivo di essere diventata, negli ultimi tempi: un'ombra di me, una reliquia per nulla venerabile . Ne avevo lo stesso, sottile disgusto. Era polvere contaminata, inquinata. In una confusione di piani avevo annacquato la mia anima vagabonda, che ora stava soffocando con le invisibili catene delle nostalgie inutili.
Con una picconata disseppellii il mio orgoglio e decisi di andare 
Decisi di ricominciare da una boutique: quale modo migliore per scrollare malumore grigio e immobilismo? 
Però mi serviva qualcosa di particolare, non i soliti posti da gnocca ordinaria, talmente gnocca e talmente ordinaria che non ti ricordi chi è neanche se ce l'hai davanti... 
Mi serviva qualcosa con l'anima e con le palle (ho detto palle, non poseballs  ). Aliza Karu: il suo stile era perfetto. Aveva l'ambivalenza cucita negli orli delle gonne, dolcezza e crudeltà sotto il bavero delle giacche, creatività, angoscia, leggerezza e sofferenza nei bottoni. Sì,  dovevo partire da lì.
Mi tippai nella casa di bambole dove espone le sue creazioni.
Un'improvvisa sensazione di fuori-scala mi ridonò la curiosità che cercavo. Le scale di legno all'ingresso erano enormi. Entrai piano in quella grandissima casa, mi sentivo piccola piccola. Una casa di bambole. Ma di bambole giganti, e mi sentii come Gulliver a Brobdingnag. O come Alice nel Paese delle Meraviglie, quando cominciai a provare tutti i misteriosi marchingegni di cui la Casa era piena...



Il carillon... metafora e sintesi perfetta di quel sentirsi manichini, bambole guidate da fili e meccanismi di cui altri hanno le chiavi...




Burattini appesi, in perenne attesa di qualcuno, sospesi fra la noia e le convenzioni. E poi il letto enorme, grandissimo, dove il sonno può essere popolato solo da incubi e mostri. Meglio lo spazio più contenuto del comodino, con un cassetto che sembra lasciato aperto apposta per le piccole anime di passaggio. Ops! Stavo per scrivere animelle... 




Gode di una bella vista, comunque, dalla sua scrivania, la signora Karu. Il mare quella notte aveva riflessi magici. Tirai un sospiro di sollievo. La mia SL era tornata.


PS: Alla fine ho preso il Punk Sweet Lace Dress, e gli stivaloni. Le calze, fantastiche, erano già nella scatola.  Solo i capelli non sono i suoi, per il momento ho tenuto i Zowie-Caramel di !SyDS!HAir. Mi dispiaceva un po', andare a strapparglieli