Attratti dal titolo? Cambiate blog. Questo post non parla di coppie che si mettono nel frullatore, non c'è niente di eccitante qui. Non ho ancora raggiunto la disinibizione necessaria per mettere in piazza gli aspetti più piccanti della mia second vita e comunque non credo che lo farei. Per rispetto. Vedremo...
Quella che segue è invece una riflessione - banale finchè volete - nata da due anime che si denudano l'una di fronte all'altra, senza protezione alcuna. Il che è da matti, in quest'epoca di sesso sicuro. Come al solito è un'intima - ma non intimistica - pagina del diario di Mo.
Tutto è nato dal fastidioso bisogno di cercare una spiegazione a tutto, dall'incapacità di lasciarmi andare e basta, dal timore di sfruttare l'altro per chissà quali inconfessabili necessità.
La componente utilitaristica nei rapporti umani è data se non altro dal fatto che siamo animali sociali. Anche il più puro rapporto d'amore è utilitaristico, dal momento che non possiamo esistere se non in relazione. L'essere umano non nasce in solitudine, e se cresce in solitudine non riesce a realizzare la sua umanità: rimane un piccolo animale incapace finanche di pensarsi. L'eremita che sceglie volontariamente la solitudine e l'isolamento è in colloquio con l'Altro per eccellenza, con Dio. E se siamo costretti alla solitudine assoluta, allora cominciamo a parlare con gli oggetti, a cercare relazione nelle domande predeterminate di un bancomat.
E allora? Condannati a rapporti che hanno in sé sempre almeno un secondo fine, se non un terzo e un quarto? Condannati a sentirci comunque usati, sfruttati, manipolati per la gratificazione altrui?
Non credo. Cominciamo a riconoscere la nostra fragilità, la nostra incompletezza, il nostro sviluppo mai terminato e sempre potenzialmente possibile. Cominciamo a riconoscere che siamo un ammasso di bisogni e di capacità inespresse, che alcuni dei nostri bisogni ci rimarranno inconosciuti e ciononostante orienteranno i nostri comportamenti, che alcuni dei nostri bisogni e delle nostre capacità rimarranno senza espressione e magari senza realizzazione. Smettiamola quindi di pretendere da un altro essere umano la piena gratificazione esistenziale e accogliamo con gratitudine quello che può darci, cercando a nostra volta di dare qualcosa e senza togliere troppo...
Non nascondiamoci dietro pretese di assoluta purezza, ma non prendiamo la scusa dell'impurità come attenuante per l'evitamento di rapporti autentici. Non lasciamo che sia questa una nota amara nella dolcezza di un rapporto di profondo scambio. Perché... non equivocate, maliziosi! Non rovinatemi questa profondissima analisi filosofico-antropologica! Ma questo siamo: un popolo di scambisti.
(pubblicato originariamente in data 06/06/2010)
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