Molte corazze ho incontrato, di ogni foggia e consistenza.
Ho visto corazze dichiarate ed esibite, evidente tentativo di bendare ferite ancora aperte; ho visto corazze sconosciute a chi le portava, che faticando non capiva il perchè di quel peso avvertito; ho trovato corazze indossate di nascosto sotto abiti di socievolezza.
E' così teneramente umano affidare la propria sicurezza a qualche centimetro di materiale solido che poniamo tra noi e il mondo... Non posso non sorridere, mentre un sentimento quasi materno si accompagna a questo pensiero
Ovviamente non sono estranea a questo bisogno di protezione. Non posso eludere l'istinto di sopravvivenza, e non posso ignorare i bisogni primari dell'essere umano... sicurezza e appartenenza (pensavate cibo e sesso eh! ) .
Anche io ho quindi vestito le mie corazze, anzi... all'inizio avevo lavorato di malta e pietre per costruire un vero e proprio muro, alto, spesso e robusto. Tanto robusto quanto inutile.... perchè non c'è muro alto e spesso che non possa essere aggirato... e chiudersi in una fortezza inespugnabile equivale a condannarsi alla morte per inedia...
Al di là del muro però (che - fra parentesi - si è ridotto ora a non più di uno spartiterra in pietra nuda) ho sempre cercato di togliermi la corazza, di restare a pelle nuda. Solo così ho potuto farmi baciare dal sole diretto delle emozioni positive e grandi, ho potuto abbandonarmi all'esperienza tutta interiore di sussulti affettivi di ogni misura, e goderne. Senza nemmeno la protezione di una crema solare...
Certo, ho lasciato che la mia pelle venisse sferzata anche dai venti di tempesta. Non si può barare con la sensibilità: se la lasci scoperta, godi in pienezza e soffri in profondità.
Per Mo ho scelto così. Beh... magari una maglietta di lana ogni tanto...
(pubblicato originariamente in data 18/12/2009)
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