L'enorme SUV nero era posteggiato nel vialetto, proprio davanti al portone d'entrata. La costruzione era moderna, chiara, piena di vetrate che lasciavano intravedere l'arredamento elegante e impersonale. Impossibile resistere alla tentazione di entrare, quel SUV era una provocazione smaccante. Non ebbi neanche bisogno di forzare, non c'erano sistemi di sicurezza e la porta si aprì subito. Gli ambienti erano immacolati, probabilmente la casa di qualche rampante preoccupato più dell'apparenza che della sostanza. Apparentemente single, il che avrebbe reso le cose più facili nel caso si fosse presentato all'improvviso.
Niente cucina, peccato perchè un languorino lo sentivo, ma in compenso c'era una doccia talmente ampia da farci un'orgia. Ne approfittai in solitudine, una volta tanto, e lasciai scorrere il tempo con l'acqua calda sulla mia pelle. Ristorata, ripresi l'esplorazione. I divani color avorio erano lussuriosi, ne scelsi uno al piano di sopra e mi allungai pigramente. Un acquario fungeva da parete divisoria con la camera da letto, un tappeto per le coccole e una libreria vuota. Ecco, la libreria vuota. Il marchio del peccato originale. Lasciai quella casa senza personalità e imboccai il vialetto. C'era ancora il SUV, perchè non provare? Detto fatto, mi accostai alla portiera e la accarezzai... partì immediatamente l'allarme. Dovevo aspettarmelo :D
domenica 22 dicembre 2013
sabato 21 dicembre 2013
Non toccatemi i fiori
Poi finisce che atterri in una laguna dove grandi piante ti accolgono e hanno un improbabile color rosso fuoco che contrasta con il profondo blu dell'acqua e il bianchissimo della sabbia. E ringrazi per questo universo improbabile dove puoi camminare scalza tutto l'anno, perchè la sabbia nelle scarpe è odiosa e ti ricorda un'altra esistenza, dove i granelli di sabbia non diventano ostriche ma rimangono solo stupidi granelli di sabbia che si infilano negli ingranaggi di giornate imperfette, dove le ostriche non si aprono come morbide alcove e dove i fiori non sono enormi, volteggianti compagni di ballo.
Location: http://maps.secondlife.com/secondlife/Eternal%20Desire/143/108/19
Location: http://maps.secondlife.com/secondlife/Eternal%20Desire/143/108/19
sabato 2 novembre 2013
the words of my life
Sono rientrata nel giorno dei morti, nella notte degli spiriti. Aggancio un tp al Tribute Lou Reed/David Bowie e mi trovo nell'installazione di Aloisio Congrejo. Una delle installazioni, ovviamente. Più di preciso, The Words of My Life. Stanno tutti fuori dal perimetro dell'opera, rispettosi fino al sussiego. Io invece entro, con la leggerezza di chi si prende il permesso di sbirciare nell'anima altrui. E poi sono scalza, non posso calpestare più di tanto...
Entro e mi perdo, perchè le parole sono urlate e sono tante, cambiano colore, una vita tiene tante parole e più mi avvicino e meno capisco di quali parole stiamo parlando, anzi vedendo. Ogni anima è un po' specchio della propria anima, e quanto più vogliamo osservare le minuziosità delle sue pieghe, tanto più esse ci si confondono. Mi alzo in volo, prendo fiato e il panorama si schiarisce. Ora l'intreccio delle lettere è limpido, Libertà e Amore si stagliano come grattacieli sopra la città affollata di emozioni, sentimenti, impegni.
Solo allontanandosi, talvolta, è possibile decifrarsi.
La musica è implacabile, i ritmi si accavallano e si rincorrono e mi lascio cullare.
Nel frattempo mi sono persa fra le parole. Il viaggio dentro l'anima altrui affatica, mi siedo un attimo a riprendere fiato. Allargo lo zoom e scopro che sono seduta sulla Precarietà. Mai posto fu più appropriato, per le mie chiappe.
Entro e mi perdo, perchè le parole sono urlate e sono tante, cambiano colore, una vita tiene tante parole e più mi avvicino e meno capisco di quali parole stiamo parlando, anzi vedendo. Ogni anima è un po' specchio della propria anima, e quanto più vogliamo osservare le minuziosità delle sue pieghe, tanto più esse ci si confondono. Mi alzo in volo, prendo fiato e il panorama si schiarisce. Ora l'intreccio delle lettere è limpido, Libertà e Amore si stagliano come grattacieli sopra la città affollata di emozioni, sentimenti, impegni.
Solo allontanandosi, talvolta, è possibile decifrarsi.
La musica è implacabile, i ritmi si accavallano e si rincorrono e mi lascio cullare.
Nel frattempo mi sono persa fra le parole. Il viaggio dentro l'anima altrui affatica, mi siedo un attimo a riprendere fiato. Allargo lo zoom e scopro che sono seduta sulla Precarietà. Mai posto fu più appropriato, per le mie chiappe.
giovedì 12 settembre 2013
Se la musica è blu
C'era l'aria tiepida delle feste di fine estate, con la luce chiara di un tramonto anticipato sul mare. C'era molta gente, molti amici, molta musica, il rigorosamente blues di Miky Andretti. Era l'inaugurazione della mostra di un'amica carissima, Katy Cyberstar è il nome dell'amica e Music is blue è il titolo della mostra e il molo di Old City è il posto.
Ritratti di interpreti grandiosi della musica blues, filtrati dalla sensibilità di Katy che ammorbidisce, vela e riscalda. Il risultato sono tele che si muovono come note nell'aria, una doppia dimensione per cui il volto si mescola all'anima, il blues diventa soul. E la melanconia di una sera di fine estate si incendia nella passione di un tramonto sul mare...
Ritratti di interpreti grandiosi della musica blues, filtrati dalla sensibilità di Katy che ammorbidisce, vela e riscalda. Il risultato sono tele che si muovono come note nell'aria, una doppia dimensione per cui il volto si mescola all'anima, il blues diventa soul. E la melanconia di una sera di fine estate si incendia nella passione di un tramonto sul mare...
venerdì 2 agosto 2013
Adoro le case altrui...
Mi godevo quel momento di tenerezza, mezza svestita, sdraiata fra le sue gambe. Gli baciavo piano il petto mentre la musica suonava Infedele. Sa essere estremamente inopportuna, la musica...
Sparì, come promesso. Si dissolse in una nuvola rossa come la passione che ci aveva avvolti un tempo.
Mi stesi sulla schiena, nel grande letto vuoto. Avrei cominciato probabilmente qualche esercizio mentale, tra il filosofico e l'esistenziale, di quelli sadomaso nei quali mi crogiolo talvolta, ma arrivò la sorella del padrone di casa
Preferii salutare cordialmente, complimentarmi per la casa e levare le tende, sperando in cuor mio che non si avvedesse delle mutande nere nelle pieghe del lenzuolo... non erano neanche mesh...
Sparì, come promesso. Si dissolse in una nuvola rossa come la passione che ci aveva avvolti un tempo.
Mi stesi sulla schiena, nel grande letto vuoto. Avrei cominciato probabilmente qualche esercizio mentale, tra il filosofico e l'esistenziale, di quelli sadomaso nei quali mi crogiolo talvolta, ma arrivò la sorella del padrone di casa
Preferii salutare cordialmente, complimentarmi per la casa e levare le tende, sperando in cuor mio che non si avvedesse delle mutande nere nelle pieghe del lenzuolo... non erano neanche mesh...
martedì 9 luglio 2013
venerdì 14 giugno 2013
Ela
Fra tramonti e feste in mutande
Qualche volta si dorme per stanchezza, qualche volta si dorme per fuggire o per dimenticare o semplicemente per sopravvivere, per aspettare la mattina che porterà la sera e così poi si potrà dormire, di nuovo. Qualche volta ci si sveglia in una pelle nuova, e mi capitò anche quella volta.
Mi svegliai elfo, nella piccola casa fra le radici. Qualcuno aveva compassionevolmente chiuso le imposte, e quindi non riuscivo a capire che tempo del giorno fosse, nè quanto tempo fossi rimasta lì. Tutto quello che sapevo era che... ero elfo, e questo aveva un significato preciso: ero ad un altro livello di esistenza, rispetto al solito.
Mi alzai dal letto, ma decisi di restare ancora un po' là dentro, al sicuro in quel nido sconosciuto, e mi acciottolai su uno sgabello basso, davanti ad una pentola su un fuoco.
L'esistenza voleva farsi diafana, come la mia pelle di elfo: lasciarsi attraversare dalla luce. Cominciai uscendo all'aria aperta, da qualche parte bisogna pure cominciare, ma solo per fare qualche passo: era l'ora del tramonto, l'aria era fresca anticipando quasi la brezza notturna. Grandi funghi mi guardavano, all'ombra delle alte torri di pietra bianca. Decisi che avevo tempo ancora, per lasciare che l'atmosfera di quel posto mi entrasse dentro, mi vuotasse la mente e mi liberasse l'anima.
Abbiamo bisogno di sentire l'anima libera, ogni tanto. Fu così che, mentre continuavo a ignorare i tp a feste in mutande che si accendevano in continuazione, scelsi una panchina di marmo di fronte al mare per godermi il tramonto. Pensai al Piccolo Principe: sì, sarebbe stato contento in un mondo dove basta un click per godersi ogni momento un nuovo tramonto.
Mi svegliai elfo, nella piccola casa fra le radici. Qualcuno aveva compassionevolmente chiuso le imposte, e quindi non riuscivo a capire che tempo del giorno fosse, nè quanto tempo fossi rimasta lì. Tutto quello che sapevo era che... ero elfo, e questo aveva un significato preciso: ero ad un altro livello di esistenza, rispetto al solito.
Mi alzai dal letto, ma decisi di restare ancora un po' là dentro, al sicuro in quel nido sconosciuto, e mi acciottolai su uno sgabello basso, davanti ad una pentola su un fuoco.
L'esistenza voleva farsi diafana, come la mia pelle di elfo: lasciarsi attraversare dalla luce. Cominciai uscendo all'aria aperta, da qualche parte bisogna pure cominciare, ma solo per fare qualche passo: era l'ora del tramonto, l'aria era fresca anticipando quasi la brezza notturna. Grandi funghi mi guardavano, all'ombra delle alte torri di pietra bianca. Decisi che avevo tempo ancora, per lasciare che l'atmosfera di quel posto mi entrasse dentro, mi vuotasse la mente e mi liberasse l'anima.
giovedì 13 giugno 2013
Come Biancaneve
Arrivai, e la musica era quella giusta. Mi irretì e restai, nonostante la luce del giorno quasi abbagliante. Il castello era di pietra bianca, tanto luminoso da essere aereo, con le torri svettanti e sottili e i saloni aperti. Un ingegnoso sistema di pietre volanti collegava i vari ambienti, intuivo che non tutto era manifesto come appariva...
Scesi più per caso che per intento al giardino. Erbacce alte color oro e viola coprivano una piccola radura, con al centro un albero maestoso, quasi un castello a sè. Mi infilai in mezzo alle alte radici, che avevano creato una nicchia arredata amorevolmente da qualche anima pia.
Mi stesi sul letto grande e morbido, mi addormentai come Biancaneve nella casetta dei sette nani.
Credits: Enscharys Castle, MayLou Design
Scesi più per caso che per intento al giardino. Erbacce alte color oro e viola coprivano una piccola radura, con al centro un albero maestoso, quasi un castello a sè. Mi infilai in mezzo alle alte radici, che avevano creato una nicchia arredata amorevolmente da qualche anima pia.
Mi stesi sul letto grande e morbido, mi addormentai come Biancaneve nella casetta dei sette nani.
Credits: Enscharys Castle, MayLou Design
martedì 21 maggio 2013
Allora, fegatini?
Molti in SL si fanno le seghe virtuali (oddio, neanche tanto virtuali, a pensarci bene ), io invece mi faccio le seghe mentali. Deliberate e organizzate
Per 22 ore al giorno devo costringere il mio pensiero nei binari stretti della razionalità, dell'organizzazione sincrona, delle convenzioni sociali. Poi mi regalo due ore nel Metaverso, e quello è il mondo delle libere associazioni e del principio di piacere. Rallento, raccolgo stimoli, osservo reazioni emotive (mie, per lo più) e le descrivo. Sono come una segretaria un po' inquieta, finchè non ho verbalizzato tutto non sto in pace. Ecco perchè continuo a meditare sul termine "frattaglie" e sulla tua mostra. Il termine frattaglie è solo il risultato di una stupida assonanza, lo sai e l'ho chiarito subito. Se avessi inteso agire un accanimento, mi sarei espressa in altro modo, avrei aperto il voice all'inaugurazione o mi sarei presentata con le Lolas al vento... insomma, mi sarei inventata ben altro che qualche sciapa riflessione appuntata sulla pagina FB. La bacheca è un posto comodo per appiccicarci i post it dei pensieri prima che fuggano, per avere qualche spunto da altri - benchè quasi nessuno commenti i miei post, e pochi li leggano, credo - per poterli riprendere e rimaneggiare, chiarendo finalmente a se stessi la direzione che l'originale voleva seguire.
Ecco allora che finalmente ho compreso il persistere di quel termine nella mia testa: era qualcosa che avevo intuito, ma ho voluto cercarne la definizione esatta, che ha a che fare con il cibarsi, che è vita, e con le carcasse, che sono morte. Ha a che fare con il fatto di trovare anche nella morte, nell'inguardabile, qualcosa di prezioso, persino di goloso. Non che le tue modelle siano inguardabili, tutt'altro (Dio me ne scampi, di affermare una cosa del genere, mi troverei l'avatar con gli spilloni in ogni dove... ). Sono bellissime invece, e ben vive e in carne, con luci e ombre, lati oscuri e ecco... ora rischio di perdermi di nuovo.
L'avatar è pixel, di per sè è carcassa. Finchè qualcuno non gli dà vita è carcassa, e poi arriva qualcun'altro e la vita gliela ruba per fissarla nell'immortalità, e allora diventa prelibatezza da intenditori, ormai rara in questo mondo standardizzato di piatti preriscaldati. Mi leccavo i baffi (che non ho) davanti a quei volti, mi immaginavo di appropriarmene attraverso un atto di cannibalismo e invece potevo solo osservare la fusione delle anime con la tua.
Fiuu, ce n'era abbastanza da diventare pazza. E in tutto questo, non riuscire a chiarire il pensiero, che è irritante per me molto prima che per gli altri,visto che scrivo per me e non ho nessuna pretesa di giudicare il lavoro di alcunchì se non positivamente, perchè riconosco se non altro l'impegno, persino nel più strappapixel degli pseudoartisti, e tu che mi conosci da parecchio dovresti saperlo piuttosto bene, che non mi sono mai permessa di sputtanare nessuno pubblicamente, al massimo punzecchiare tanto per sorridere, possibilmente insieme.
Insomma, come dici tu, mi son fatta un film tutto mio? Sempre. La vita è un film, SL è una sequela di film, un serial di 12 stagioni, un desperate housewifes perpetuato nell'immobilità del virtuale. E continuerò a farmi film, uno dopo l'altro, e l'assoluta primadonna sarò io. Ma una particina te la salvo, se vuoi. Qualche piccolo cameo.
Bene, con questa ultima battuta mi sono fottuta decisamente la nostra amicizia, e ora ti sentirai pronto per un liberatorio AFK, che non significa solo Away From Keyboard...
Che ti posso dire... ti amerò comunque
Gelosamente tua,
Mo
Per 22 ore al giorno devo costringere il mio pensiero nei binari stretti della razionalità, dell'organizzazione sincrona, delle convenzioni sociali. Poi mi regalo due ore nel Metaverso, e quello è il mondo delle libere associazioni e del principio di piacere. Rallento, raccolgo stimoli, osservo reazioni emotive (mie, per lo più) e le descrivo. Sono come una segretaria un po' inquieta, finchè non ho verbalizzato tutto non sto in pace. Ecco perchè continuo a meditare sul termine "frattaglie" e sulla tua mostra. Il termine frattaglie è solo il risultato di una stupida assonanza, lo sai e l'ho chiarito subito. Se avessi inteso agire un accanimento, mi sarei espressa in altro modo, avrei aperto il voice all'inaugurazione o mi sarei presentata con le Lolas al vento... insomma, mi sarei inventata ben altro che qualche sciapa riflessione appuntata sulla pagina FB. La bacheca è un posto comodo per appiccicarci i post it dei pensieri prima che fuggano, per avere qualche spunto da altri - benchè quasi nessuno commenti i miei post, e pochi li leggano, credo - per poterli riprendere e rimaneggiare, chiarendo finalmente a se stessi la direzione che l'originale voleva seguire.
Ecco allora che finalmente ho compreso il persistere di quel termine nella mia testa: era qualcosa che avevo intuito, ma ho voluto cercarne la definizione esatta, che ha a che fare con il cibarsi, che è vita, e con le carcasse, che sono morte. Ha a che fare con il fatto di trovare anche nella morte, nell'inguardabile, qualcosa di prezioso, persino di goloso. Non che le tue modelle siano inguardabili, tutt'altro (Dio me ne scampi, di affermare una cosa del genere, mi troverei l'avatar con gli spilloni in ogni dove... ). Sono bellissime invece, e ben vive e in carne, con luci e ombre, lati oscuri e ecco... ora rischio di perdermi di nuovo.
L'avatar è pixel, di per sè è carcassa. Finchè qualcuno non gli dà vita è carcassa, e poi arriva qualcun'altro e la vita gliela ruba per fissarla nell'immortalità, e allora diventa prelibatezza da intenditori, ormai rara in questo mondo standardizzato di piatti preriscaldati. Mi leccavo i baffi (che non ho) davanti a quei volti, mi immaginavo di appropriarmene attraverso un atto di cannibalismo e invece potevo solo osservare la fusione delle anime con la tua.
Fiuu, ce n'era abbastanza da diventare pazza. E in tutto questo, non riuscire a chiarire il pensiero, che è irritante per me molto prima che per gli altri,visto che scrivo per me e non ho nessuna pretesa di giudicare il lavoro di alcunchì se non positivamente, perchè riconosco se non altro l'impegno, persino nel più strappapixel degli pseudoartisti, e tu che mi conosci da parecchio dovresti saperlo piuttosto bene, che non mi sono mai permessa di sputtanare nessuno pubblicamente, al massimo punzecchiare tanto per sorridere, possibilmente insieme.
Insomma, come dici tu, mi son fatta un film tutto mio? Sempre. La vita è un film, SL è una sequela di film, un serial di 12 stagioni, un desperate housewifes perpetuato nell'immobilità del virtuale. E continuerò a farmi film, uno dopo l'altro, e l'assoluta primadonna sarò io. Ma una particina te la salvo, se vuoi. Qualche piccolo cameo.
Bene, con questa ultima battuta mi sono fottuta decisamente la nostra amicizia, e ora ti sentirai pronto per un liberatorio AFK, che non significa solo Away From Keyboard...
Che ti posso dire... ti amerò comunque
Gelosamente tua,
Mo
La conversazione è grigia
Adoro tornare nelle galleria d'arte il giorno seguente all'inaugurazione di una mostra. Tacciono i mormorii vari della sera prima, sfumano nell'aria come spirali di fumo e si portano via le sperticate lodi, le sussurrate critiche, gli apprezzamenti sinceri e le perplessità semplici. Tutto via, solo pace rimane, e l'opera dell'artista che canta sottovoce. In quel momento mi piace sedere, ed ascoltare.
La mostra di Antenna Rae è tutta una sinfonia di colori pastello, piccole note che trillano leggere nell'aria. Il Sogno della Ragazza Cattiva ha qualche contrasto in più, qualche colore più saturo: l'ho sempre pensato, che dovrei diventare più stronza per riuscire finalmente ad avere sogni decenti.
Per il resto, come dicevo, sembra di stare in una scatola di acquerelli, finchè si arriva davanti a The Conversation. Grigia. Controllo due volte, su e giù per gli enormi scalini che forse sono tasti di un pianoforte, non lo so. Però non c'è dubbio. Tanti colori, ma si conversa in grigio. Ecco, ora mi pento di non aver chiesto all'artista il significato di quel quadro nelle sfumature del grigio. Il nazional-popolare purtroppo ha inquinato di turpitudine le sfumature del grigio, io invece trovo affascinante che si usi questo non-colore per raccontare la conversazione, uno fra gli atti più complessi e creativi della mente umana. Delusa, l'artista, dal piattume delle conversazioni quotidiane, in SL quanto in RL? Non credo, non sarebbe in linea con l'ottimismo effervescente delle bolle colorate negli altri quadri. No, piuttosto l'intreccio di reti fitte di pensieri e parole e gesti e silenzi, qualche volta confusi, qualche volta limpidi, raramente espressi. Sì, la conversazione è grigia. Per colorarla, ci vuol la sensibilità del pittore e la fatica dell'imbianchino.
PS: fino al 2 giugno 2013, la mostra di Antenna Rae la trovate qui
La mostra di Antenna Rae è tutta una sinfonia di colori pastello, piccole note che trillano leggere nell'aria. Il Sogno della Ragazza Cattiva ha qualche contrasto in più, qualche colore più saturo: l'ho sempre pensato, che dovrei diventare più stronza per riuscire finalmente ad avere sogni decenti.
Per il resto, come dicevo, sembra di stare in una scatola di acquerelli, finchè si arriva davanti a The Conversation. Grigia. Controllo due volte, su e giù per gli enormi scalini che forse sono tasti di un pianoforte, non lo so. Però non c'è dubbio. Tanti colori, ma si conversa in grigio. Ecco, ora mi pento di non aver chiesto all'artista il significato di quel quadro nelle sfumature del grigio. Il nazional-popolare purtroppo ha inquinato di turpitudine le sfumature del grigio, io invece trovo affascinante che si usi questo non-colore per raccontare la conversazione, uno fra gli atti più complessi e creativi della mente umana. Delusa, l'artista, dal piattume delle conversazioni quotidiane, in SL quanto in RL? Non credo, non sarebbe in linea con l'ottimismo effervescente delle bolle colorate negli altri quadri. No, piuttosto l'intreccio di reti fitte di pensieri e parole e gesti e silenzi, qualche volta confusi, qualche volta limpidi, raramente espressi. Sì, la conversazione è grigia. Per colorarla, ci vuol la sensibilità del pittore e la fatica dell'imbianchino.
PS: fino al 2 giugno 2013, la mostra di Antenna Rae la trovate qui
giovedì 16 maggio 2013
Quando il diggei saluta l'ovner
Mi svegliai sul tappeto davanti al caminetto, mi alzai e mi preparai il caffè. Il ricordo di una serata coccolosa mi accarezzò, peccato fosse durata così poco. Si sottovaluta spesso la potenza della tenerezza.
Avrei dovuto mettermi al lavoro su una replica, i fogli bianchi stavano sul tavolo, gli appunti erano sparsi un po' ovunque, ma i neuroni non risposero all'appello. Si aprì la finestrella degli IM con lo scampanellio usuale: era Helly che chiamava a raccolta per una serata rock ad Astral Dreams. Infilai jeans e maglietta e mi tippai. L'ambiente era molto informale, e per una volta il rock era solo rock (è quasi una bestemmia, lo so...). O forse non ero io sufficientemente in tono, mi sentivo strana. Dopo il secondo crash, accettai un invito per un ballo romanticamente solitario, ma la musica era sbagliata, non ci azzeccava. Tanto valeva farsi un giro in disco, le discoteche tanto disprezzate in SL, che pure rimangono il principale luogo di aggregazione e di conoscenza, con buona pace di quelli che non hanno un cervello che gira a criceti... :-)
Quando poi trovai l'improvvisato diggei che salutava l'oVner.... mi sentii appppposto: potevo mandare a riposare anche gli ultimi due neuroni.
Avrei dovuto mettermi al lavoro su una replica, i fogli bianchi stavano sul tavolo, gli appunti erano sparsi un po' ovunque, ma i neuroni non risposero all'appello. Si aprì la finestrella degli IM con lo scampanellio usuale: era Helly che chiamava a raccolta per una serata rock ad Astral Dreams. Infilai jeans e maglietta e mi tippai. L'ambiente era molto informale, e per una volta il rock era solo rock (è quasi una bestemmia, lo so...). O forse non ero io sufficientemente in tono, mi sentivo strana. Dopo il secondo crash, accettai un invito per un ballo romanticamente solitario, ma la musica era sbagliata, non ci azzeccava. Tanto valeva farsi un giro in disco, le discoteche tanto disprezzate in SL, che pure rimangono il principale luogo di aggregazione e di conoscenza, con buona pace di quelli che non hanno un cervello che gira a criceti... :-)
Quando poi trovai l'improvvisato diggei che salutava l'oVner.... mi sentii appppposto: potevo mandare a riposare anche gli ultimi due neuroni.
sabato 11 maggio 2013
I sei anni di Sardigna
Serata piena di avvenimenti mondani, ieri, ma non ho mancato alla festa per i sei anni di Sardigna. Sei anni in SL sono una vita, il tempo va calcolato in un'altra maniera, un po' come si fa con i cani. Ultimamente non la frequentavo, ma c'ho passato dei momenti belli, interessanti, culturalmente stimolanti. L'aria frizzante di chi fa le cose per passione della propria terra non può che ispirare simpatia.
Mi sono tippata, mi attendevo qualche ricostruzione magicamente vicina a RL e invece la festa stava in una boccia di vetro sotto il mare. Fantastico. Perchè chi ha storia non ha niente da dimostrare, può permettersi di dimenticarla di tanto in tanto, il tempo di qualche ballo e dei saluti ai numerosissimi amici intervenuti.
Storia ne ha la Sardegna, storia ormai può dire di averla Sardigna. Mille di questi anni :)
giovedì 9 maggio 2013
Frattaglie d'anime, e animelle di avatar
Sì lo so che Fractals non significa frattaglie, e che quindi la SoulFractals di Akim Alonzo non è traducibile con Frattaglie d'Anime. So anche di aver già scritto di Akim Alonzo, in varie riprese (andatevi a cercare nell'archivio tutti i vari post su Secunda Vida, per esempio, oppure...), e di aver già tradito la mia ammirazione per il suo talento - d'altra parte è sua la foto in testa a questo blog. E' che sento il bisogno di sdrammatizzare, perchè sto in soggezione davanti a questo invito per una personale di ritratti con l'anima nel nome.
Ovvio che ci vado, ed è così che mi tippo all'indirizzo segnato sul cartoncino, un indirizzo elegante ma non potrebbe essere altrimenti: due signorine buonasera mi accolgono gentili, le notecard sulla mostra e sull'artista mi vengono consegnate con un click impeccabile, l'unica nota un po' inquietante è la pesante porta di ferro grigio che tuttavia promette di portarmi nella sala espositiva. Entro, e mi trovo proiettata in un universo oscuro, dove 16 donne mi fissano implacabili, perchè se gli occhi sono lo specchio dell'anima non è nella mia che vogliono specchiarsi. Creature forti e fragili insieme, sono... Presenza. Non tollerano superficialità: si sono abbandonate completamente nelle sue mani, rivendicano il pudore dello sguardo. Sono frattali, è vero: ripetono tutte, instancabilmente, un unico motivo, la stessa storia di determinazione e di dedizione, in mille riflessi. Femminilità.
Voglio imparare e così me ne sto lì, sdraiata per terra, con i miei colori indecenti e le mie pose scomposte e le mie forme secche, approfittando della pace nel sito ancora deserto, appena prima dell'inaugurazione, e mi metto in loro ascolto.
Ma non mi parlano. Mi guardano mute, gelose, sofisticamente indifferenti, irraggiungibili.
Arrivano gli ospiti, devo alzarmi e riprendere un minimo di compostezza. Le osservo mentre catturano ognuno, ammaliano, conturbano.
Dopo un tempo che mi sembra interminabile, rimango sola di nuovo, con loro. I minuti scorrono lenti. Ogni tanto qualcuno entra e interrompe il dialogo muto che mi sembra di cogliere, sommesso, tra di loro. Ma forse è solo un'illusione. Non parlano tra di loro. Si guardano, di sfuggita, ogni tanto, e nei loro sguardi c'è tutto. C'è Akim.
Ovvio che ci vado, ed è così che mi tippo all'indirizzo segnato sul cartoncino, un indirizzo elegante ma non potrebbe essere altrimenti: due signorine buonasera mi accolgono gentili, le notecard sulla mostra e sull'artista mi vengono consegnate con un click impeccabile, l'unica nota un po' inquietante è la pesante porta di ferro grigio che tuttavia promette di portarmi nella sala espositiva. Entro, e mi trovo proiettata in un universo oscuro, dove 16 donne mi fissano implacabili, perchè se gli occhi sono lo specchio dell'anima non è nella mia che vogliono specchiarsi. Creature forti e fragili insieme, sono... Presenza. Non tollerano superficialità: si sono abbandonate completamente nelle sue mani, rivendicano il pudore dello sguardo. Sono frattali, è vero: ripetono tutte, instancabilmente, un unico motivo, la stessa storia di determinazione e di dedizione, in mille riflessi. Femminilità.
Voglio imparare e così me ne sto lì, sdraiata per terra, con i miei colori indecenti e le mie pose scomposte e le mie forme secche, approfittando della pace nel sito ancora deserto, appena prima dell'inaugurazione, e mi metto in loro ascolto.
Ma non mi parlano. Mi guardano mute, gelose, sofisticamente indifferenti, irraggiungibili.
Arrivano gli ospiti, devo alzarmi e riprendere un minimo di compostezza. Le osservo mentre catturano ognuno, ammaliano, conturbano.
Dopo un tempo che mi sembra interminabile, rimango sola di nuovo, con loro. I minuti scorrono lenti. Ogni tanto qualcuno entra e interrompe il dialogo muto che mi sembra di cogliere, sommesso, tra di loro. Ma forse è solo un'illusione. Non parlano tra di loro. Si guardano, di sfuggita, ogni tanto, e nei loro sguardi c'è tutto. C'è Akim.
martedì 26 marzo 2013
Un lavoro in banca
La Destination Guide parla di installazioni a Topophonia. La mia mente riesce a escludere dalla coscienza l'erudita associazione di topos e phoné, a tutto vantaggio di Topolinia. La destinazione ne guadagna in simpatia e quindi la degno di TP, che poi - guarda caso - è pure l'acronimo di TopoPhonia.
Un rotolo di banconote incollato sul muro attira la mia attenzione, di questi tempi non si lasciano soldi in giro e lo prendo, che altro potrei fare? Mai prendere cose a caso in SL, e infatti un buco nero mi inghiotte, ma per offrirmi un lavoro in banca: di questi tempi, neanche un lavoro si lascia in giro, quindi vesto volentieri il kit del bancario perfetto che mi offrono gratuitamente: è una tuta nera e un passamontagna coordinato, fa tanto Eva Kant...<3
Ci sono uova che galleggiano, buchi rossi anzichè neri e grucce appendiabiti che girano nell'aria più o meno anarchiche. Un BIP sommesso ogni tanto si fa sentire. Comincio a divertirmi come non succedeva da tanto. Mi muovo furtiva, come ci si può muovere furtivamente con una lunga coda rossa incatenata ad un uncino e con varie banconote giganti attaccate. Quale direzione scelgo? Inutile indugiare, mi butto in una delle cavità quadrate che si aprono ai miei piedi, e l'avventura comincia. Uova come ascensori, appendini come nastri trasportatori, e infine una freccia in scocca, per colpire al cuore il dio-denaro e sparpagliare banconote nell'etere virtuale. Torna la leggerezza, torna il sorriso, torna il chemmenefregaame. Respiro, anche sotto il passamontagna. Free.
Credits:
Bank Job è un'installazione di Maya Paris, in mostra alla data del presente post presso la Yoshikaze Up in the Air Residency di Oberon Onmura, messa a disposizione dall'UMEA University di Svezia.
Un rotolo di banconote incollato sul muro attira la mia attenzione, di questi tempi non si lasciano soldi in giro e lo prendo, che altro potrei fare? Mai prendere cose a caso in SL, e infatti un buco nero mi inghiotte, ma per offrirmi un lavoro in banca: di questi tempi, neanche un lavoro si lascia in giro, quindi vesto volentieri il kit del bancario perfetto che mi offrono gratuitamente: è una tuta nera e un passamontagna coordinato, fa tanto Eva Kant...<3
Ci sono uova che galleggiano, buchi rossi anzichè neri e grucce appendiabiti che girano nell'aria più o meno anarchiche. Un BIP sommesso ogni tanto si fa sentire. Comincio a divertirmi come non succedeva da tanto. Mi muovo furtiva, come ci si può muovere furtivamente con una lunga coda rossa incatenata ad un uncino e con varie banconote giganti attaccate. Quale direzione scelgo? Inutile indugiare, mi butto in una delle cavità quadrate che si aprono ai miei piedi, e l'avventura comincia. Uova come ascensori, appendini come nastri trasportatori, e infine una freccia in scocca, per colpire al cuore il dio-denaro e sparpagliare banconote nell'etere virtuale. Torna la leggerezza, torna il sorriso, torna il chemmenefregaame. Respiro, anche sotto il passamontagna. Free.
Credits:
Bank Job è un'installazione di Maya Paris, in mostra alla data del presente post presso la Yoshikaze Up in the Air Residency di Oberon Onmura, messa a disposizione dall'UMEA University di Svezia.
venerdì 22 marzo 2013
a ogni giorno la sua pena, e per oggi ne ho abbastanza
e poi una sera ti metti lì, in un posto qualsiasi purchè ci sia musica, perchè con la musica si pensa un po' di meno. e ti lasci andare con le note, perchè non hai l'energia per muovere neanche un pixel, tutta assorbita da un vortice nero che confonde i piani, ma tanto è uguale perchè non c'è differenza. e rimani finchè non ne hai abbastanza, e decidi che è tempo di alterare lo stato di coscienza e vai a dormire. a ogni giorno la sua pena.
domenica 17 marzo 2013
L'imperatore è nudo
e poi capita che una sera sei in una delle piazze più eleganti e vive di SL, affollata di gente d'ogni tipo, gente che passa ore a sistemarsi l'avatar per essere in tiro, ad acconciarsi i capelli e a stropicciarsi la skin per farla aderire a queste shape belle e impossibili. Gente meshata dalla testa ai piedi, gente di gusto e meno, ma sorbole, per essere figo devi tribolare anche in SL, e devi tribolare pure per essere un figo burino. Per non parlare dell'AO, quel magico strumento di seduzione che santo cielo un qualsiasi niubbo è la prima cosa che cambia, perchè i movimenti di default che ti danno nel pacchetto d'entrata sono decisamente da automa e noi siamo avatar, non automi.
Dicevo, era una di queste sere, e stavo lì a contemplare l'andirivieni e lo scambio di battute più o meno grevi in voice, in attesa della serata danzante. Solo che... c'era qualcosa che non funzionava. Prima un bisbiglio, poi un sussurro, poi una timida voce, poi voce di popolo: "L'imperatore è nudo!". Capita, che SL faccia uno scherzo dei suoi, fra lag, overload e quello che volete. Il risultato è che tutti si trovano in mutande, e senza capelli. Persino con parti del corpo invisibili, tante teste pelate galleggianti nell'aria, o corpi senza piedi, o scicchissime signore vestite in lungo ma con un taglio alla Kojak.
Vanitas vanitatum et omnia vanitas.
Tanta fatica per nulla, e sei lì mezza/o nuda/o con i bitorzoli del cranio in evidenza, pronta/o per un esame criminologico di Lombroso. Tutto il fascinoso appeal dell'apparenza... scompare in un botto. A ricordarci, forse, che l'essenza vale di più. Che siamo degni di essere anche se non siamo. Che divertirsi con il corpo è bello, e con un corpo di pixel ancora di più, talvolta, perchè tutto è possibile nel metaverso: far rientrare pancette, lievitare seni e allungare... beh basta, avete capito Ma che in fondo, son sempre io, e come tale mi merito il meglio comunque: mi merito rispetto, stima e ammirazione perchè, prima di tutto, sono.
Ma tranquilli, un restart della sim e torniamo perfetti. Belli e impossibili.
Dicevo, era una di queste sere, e stavo lì a contemplare l'andirivieni e lo scambio di battute più o meno grevi in voice, in attesa della serata danzante. Solo che... c'era qualcosa che non funzionava. Prima un bisbiglio, poi un sussurro, poi una timida voce, poi voce di popolo: "L'imperatore è nudo!". Capita, che SL faccia uno scherzo dei suoi, fra lag, overload e quello che volete. Il risultato è che tutti si trovano in mutande, e senza capelli. Persino con parti del corpo invisibili, tante teste pelate galleggianti nell'aria, o corpi senza piedi, o scicchissime signore vestite in lungo ma con un taglio alla Kojak.
Vanitas vanitatum et omnia vanitas.
Tanta fatica per nulla, e sei lì mezza/o nuda/o con i bitorzoli del cranio in evidenza, pronta/o per un esame criminologico di Lombroso. Tutto il fascinoso appeal dell'apparenza... scompare in un botto. A ricordarci, forse, che l'essenza vale di più. Che siamo degni di essere anche se non siamo. Che divertirsi con il corpo è bello, e con un corpo di pixel ancora di più, talvolta, perchè tutto è possibile nel metaverso: far rientrare pancette, lievitare seni e allungare... beh basta, avete capito Ma che in fondo, son sempre io, e come tale mi merito il meglio comunque: mi merito rispetto, stima e ammirazione perchè, prima di tutto, sono.
Ma tranquilli, un restart della sim e torniamo perfetti. Belli e impossibili.
sabato 16 marzo 2013
venerdì 8 marzo 2013
Il risveglio
E' tutto buio, intorno, tutto silenzio. Sta per accadere. Sto per riattaccarmi, ma ho la memoria a pezzi. Dove sarò? Chi sarò? Un'angoscia lieve mi prende. Neanche tanto lieve. E' stata bene senza di me, lo so. Ha ritrovato sè, tutta intera. Integra come mamma l'ha fatta. Io rappresento la sua parte corruttibile, il lato oscuro, la dimostrazione che l'esplorazione dei propri limiti può portare a conseguenze imprevedibili, al limite dell'incontrollabile. Ha l'illusione di poter tornare indietro. Eppure ama me e ama il mio mondo e ama gli abitanti del mio mondo. Sta tentennando, con la scusa che deve aggiornare il viewer. La osservo dal di dentro, sento in me una tensione palpabile in ciascuno di quei pixel così carnali fino a ieri, e così sbiaditi e impolverati oggi, ridotta come sono ad uno spettro di me. Cosa deciderà? E se deciderà di sì, sarò?
giovedì 7 marzo 2013
Millequattrocentosessanta + 1
Quarto rezzday. Cazzo, come passa il tempo. Ho scritto cazzo, chissà se si può. Credo di sì, ho shiftato il blog ad adult, un po' di tempo fa. E' che viene spontanea, un'esclamazione, se penso a quattro anni di fila, un giorno dopo l'altro, trecentosessantacinqueperquattro, più un giorno dell'anno bisestile, che fa millequattrocentosessantuno. Bilanci, rimpianti e balle varie? Ma anche no. Ora di tornare, invece, visto che manco da due mesi, cioè sessantagiorni, meno due perchè quest'anno non è bisestile. Chissà che capelli avevo l'ultima volta che ho fatto login.
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