venerdì 14 giugno 2013

Fra tramonti e feste in mutande

Qualche volta si dorme per stanchezza, qualche volta si dorme per fuggire o per dimenticare o semplicemente per sopravvivere, per aspettare la mattina che porterà la sera e così poi si potrà dormire, di nuovo. Qualche volta ci si sveglia in una pelle nuova, e mi capitò anche quella volta. 


Mi svegliai elfo, nella piccola casa fra le radici. Qualcuno aveva compassionevolmente chiuso le imposte, e quindi non riuscivo a capire che tempo del giorno fosse, nè quanto tempo fossi rimasta lì. Tutto quello che sapevo era che... ero elfo, e questo aveva un significato preciso: ero ad un altro livello di esistenza, rispetto al solito. 
Mi alzai dal letto, ma decisi di restare ancora un po' là dentro, al sicuro in quel nido sconosciuto, e mi acciottolai su uno sgabello basso, davanti ad una pentola su un fuoco. 



L'esistenza voleva farsi diafana, come la mia pelle di elfo: lasciarsi attraversare dalla luce. Cominciai uscendo all'aria aperta, da qualche parte bisogna pure cominciare, ma solo per fare qualche passo: era l'ora del tramonto, l'aria era fresca anticipando quasi la brezza notturna. Grandi funghi mi guardavano, all'ombra delle alte torri di pietra bianca. Decisi che avevo tempo ancora, per lasciare che l'atmosfera di quel posto mi entrasse dentro, mi vuotasse la mente e mi liberasse l'anima. 


Abbiamo bisogno di sentire l'anima libera, ogni tanto. Fu così che, mentre continuavo a ignorare i tp a feste in mutande che si accendevano in continuazione, scelsi una panchina di marmo di fronte al mare per godermi il tramonto. Pensai al Piccolo Principe: sì, sarebbe stato contento in un mondo dove basta un click per godersi ogni momento un nuovo tramonto. 


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