mercoledì 14 marzo 2012

Cybersex, ma pensavo fosse un calesse

E così vuoi che ne faccia un post. 
Vuoi che racconti ad una pagina di diario come mi hai presa, appena chiusa la porta, ancora vestita, mentre lasciavo che la passione mi uscisse dal petto e mentre mi nutrivo con avidità del tuo odore, cercando la tua carne. E di come poi mi hai presa di nuovo, e ancora, senza chiedere il permesso e senza il tempo di un respiro perchè non abbiamo tempo, noi. Sospesi nell'indefinito di una nostalgia travolgente per qualcosa che non è mai stato.
Il permesso... chiedi sempre permesso, veramente, anche se poi il menù lo impugni tu e non lo molli. Ti basterebbe una mano per tenermi ferma, per bloccare i miei polsi sottili,  vuoi altro. Vuoi sentirmi in tuo possesso. Che cosa ti sta sfuggendo dalle mani? 
Tu mi prendi, e io mi abbandono a te. Che cosa sono disposta a fare perchè qualcuno si prenda cura di me?
Cercarti in ogni centimetro di pelle sotto le mie dita, sentire il primo orgasmo e il secondo e ancora, che salgono alla gola e escono, anche se la tua mano stringe intorno al collo. 
Non puoi avere dubbi. Forse vuoi solo sentirtelo dire, ma non posso perchè le mie labbra ora sono su di te, il piacere è troppo intenso per la raffinatezza del dire e io devo nutrire la mia eccitazione smodata. Ti voglio al punto che fa male. 
Vieni ovunque, e ti accolgo e ti prendo e ti tengo stretto e ti faccio diventare parte di me, non ti basta, il mio piacere deve essere il tuo, ma il mio dolore?
Vuoi distruggermi per rendermi icona. 
Il tuo bacio in fronte, e lì ti ritrovo.
Ti odio, sei appena uscito e la mia carne ha già fame di te.





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