sabato 3 settembre 2011

La casa selvatica

Di primo acchito mi ispirò diffidenza, persino un filo d'ansia. Chiusa tra due montagne scure, circondata dall'erba alta, seria nella sua architettura di granito e vetro, non si avvicinava al nido che cercavo. Ma passato il primo istante, quando già stavo per cambiarla, appena sotto la prima impressione si affacciò il fascino. Succede, che cose o persone abbiano il potere di attrarre subito dopo aver elicitato ripulsa: ci allontanano, e poi ci richiamano e non riusciamo a restare insensibili. 
Sarebbe stata una casa impegnativa, lo sentivo. Non il classico rifugio dove ritirarsi per una doccia e un cambio d'abito. Aveva qualcosa da dirmi, quella casa e decisi che l'avrei ascoltata. Entrai, ed era accogliente come poche, piena di angoli morbidi. Indugiai davanti al divano giallo come il sole, salii nella mansarda che ospitava il grande letto e il bagno, diedi un'occhiata alle comode poltrone delle terrazze che si affacciavano all'infinito. 
Ma alla fine mi accomodai sul tavolo della cucina, mi stesi sul bel piano di cristallo temperato fumé e lì, immobile, lasciai che il silenzio mi penetrasse.
Sì... ci appartenevamo.




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