sabato 20 agosto 2011

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Me ne stavo rannicchiata, riparata da un tronco a terra. Pochi metri più un là infuriava la lotta, sentivo le urla e i fischi delle frecce fra le foglie e i ruggiti dei cacciatori. Non mi vedeva nessuno, cominciavo a sentirmi incredibilmente al sicuro, come se la paura mi avesse davvero reso piccola e invisibile. Davvero volevo restare? Non ne ero più sicura. D'altra parte ogni certezza se n'era andata già molto tempo fa, con la mia verginità.
Mi rannicchiai di più, mi chiusi a riccio. Li avevo vicinissimi ormai, la daga era stretta nel pugno, fra le ginocchia. Passarono oltre, inseguendo un'altra preda. Mi lasciai andare al sollievo colpevole. In un altro momento avrei agito, spinta dalla solidarietà. Ma su quella terra la solidarietà era stata bruciata.
Guardai il sole che tramontava: ero lì ferma da due ore, almeno. Allungai le gambe, per sgranchirle. Non mi azzardai ad alzarmi. La stanchezza mi prese non appena la tensione si allontanò con i cacciatori. Avrei dormito lì.






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