domenica 5 giugno 2011

Mi si era impolverato l'avatar. Per fortuna c'è Aliza.

Mi si era impolverato l'avatar .  Mi sentivo addosso la polvere, e non era la polvere viva dei viaggi, o dei lavori di fatica. Era la polvere che, mista all'odore acre della muffa, allaga le narici quando si raggiunge una cantina immobile nel tempo, un fossile sepolto in una caverna. Ecco, era più o meno quello che sentivo di essere diventata, negli ultimi tempi: un'ombra di me, una reliquia per nulla venerabile . Ne avevo lo stesso, sottile disgusto. Era polvere contaminata, inquinata. In una confusione di piani avevo annacquato la mia anima vagabonda, che ora stava soffocando con le invisibili catene delle nostalgie inutili.
Con una picconata disseppellii il mio orgoglio e decisi di andare 
Decisi di ricominciare da una boutique: quale modo migliore per scrollare malumore grigio e immobilismo? 
Però mi serviva qualcosa di particolare, non i soliti posti da gnocca ordinaria, talmente gnocca e talmente ordinaria che non ti ricordi chi è neanche se ce l'hai davanti... 
Mi serviva qualcosa con l'anima e con le palle (ho detto palle, non poseballs  ). Aliza Karu: il suo stile era perfetto. Aveva l'ambivalenza cucita negli orli delle gonne, dolcezza e crudeltà sotto il bavero delle giacche, creatività, angoscia, leggerezza e sofferenza nei bottoni. Sì,  dovevo partire da lì.
Mi tippai nella casa di bambole dove espone le sue creazioni.
Un'improvvisa sensazione di fuori-scala mi ridonò la curiosità che cercavo. Le scale di legno all'ingresso erano enormi. Entrai piano in quella grandissima casa, mi sentivo piccola piccola. Una casa di bambole. Ma di bambole giganti, e mi sentii come Gulliver a Brobdingnag. O come Alice nel Paese delle Meraviglie, quando cominciai a provare tutti i misteriosi marchingegni di cui la Casa era piena...



Il carillon... metafora e sintesi perfetta di quel sentirsi manichini, bambole guidate da fili e meccanismi di cui altri hanno le chiavi...




Burattini appesi, in perenne attesa di qualcuno, sospesi fra la noia e le convenzioni. E poi il letto enorme, grandissimo, dove il sonno può essere popolato solo da incubi e mostri. Meglio lo spazio più contenuto del comodino, con un cassetto che sembra lasciato aperto apposta per le piccole anime di passaggio. Ops! Stavo per scrivere animelle... 




Gode di una bella vista, comunque, dalla sua scrivania, la signora Karu. Il mare quella notte aveva riflessi magici. Tirai un sospiro di sollievo. La mia SL era tornata.


PS: Alla fine ho preso il Punk Sweet Lace Dress, e gli stivaloni. Le calze, fantastiche, erano già nella scatola.  Solo i capelli non sono i suoi, per il momento ho tenuto i Zowie-Caramel di !SyDS!HAir. Mi dispiaceva un po', andare a strapparglieli 



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