Adoro tornare nelle galleria d'arte il giorno seguente all'inaugurazione di una mostra. Tacciono i mormorii vari della sera prima, sfumano nell'aria come spirali di fumo e si portano via le sperticate lodi, le sussurrate critiche, gli apprezzamenti sinceri e le perplessità semplici. Tutto via, solo pace rimane, e l'opera dell'artista che canta sottovoce. In quel momento mi piace sedere, ed ascoltare.
La mostra di Antenna Rae è tutta una sinfonia di colori pastello, piccole note che trillano leggere nell'aria. Il Sogno della Ragazza Cattiva ha qualche contrasto in più, qualche colore più saturo: l'ho sempre pensato, che dovrei diventare più stronza per riuscire finalmente ad avere sogni decenti.
Per il resto, come dicevo, sembra di stare in una scatola di acquerelli, finchè si arriva davanti a The Conversation. Grigia. Controllo due volte, su e giù per gli enormi scalini che forse sono tasti di un pianoforte, non lo so. Però non c'è dubbio. Tanti colori, ma si conversa in grigio. Ecco, ora mi pento di non aver chiesto all'artista il significato di quel quadro nelle sfumature del grigio. Il nazional-popolare purtroppo ha inquinato di turpitudine le sfumature del grigio, io invece trovo affascinante che si usi questo non-colore per raccontare la conversazione, uno fra gli atti più complessi e creativi della mente umana. Delusa, l'artista, dal piattume delle conversazioni quotidiane, in SL quanto in RL? Non credo, non sarebbe in linea con l'ottimismo effervescente delle bolle colorate negli altri quadri. No, piuttosto l'intreccio di reti fitte di pensieri e parole e gesti e silenzi, qualche volta confusi, qualche volta limpidi, raramente espressi. Sì, la conversazione è grigia. Per colorarla, ci vuol la sensibilità del pittore e la fatica dell'imbianchino.
PS: fino al 2 giugno 2013, la mostra di Antenna Rae la trovate qui
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