Tuttavia abbandonai presto l'anello delle danze, una voglia di esplorare troppo a lungo sepolta mi bruciava dentro da qualche giorno. Al contrario, non si era spenta del tutto l'illusione di poter riprendere una sorta di verginità attraverso l'incessante andare. Come se, consumando le scarpe, si consumassero anche gli antichi peccati. Non è in fondo il sogno del pellegrino? Solo che qui, le scarpe non si consumano....
Fu così che mi buttai senza esitazione nel Labirinto del Tempo, scoprendo che il tempo in un labirinto non ha senso, perchè se non sai dove andare, talvolta è meglio sedersi ed aspettare, interrompere la conta del tempo, confidando in una buona idea, o nella stella polare.
Il labirinto aveva deciso però di non imprigionarmi, se non in un bacio. E dimenticai per un lungo attimo tutti i miei propositi di integra fermezza. Ma poi anche il bacio finì, e ripresi il cammino, ora volando ora saltando di meraviglia in meraviglia.
Alla fine, con la sana stanchezza del pellegrino a sera, mi accostai ad un ponte di legno coperto da una tettoia di foglie. Portava ad una minuscola isoletta più scura delle terre intorno, ma al fondo brillava qualcosa. Mi avvicinai con un senso di sacro, c'era un cerchio di pietre intorno ad un fuoco acceso, ma non era quello. Era più in fondo, un gigantesco prisma che si stagliava bianchissimo sullo sfondo viola di chissà quale minerale, probabilmente ametista, visto il geode. Mi accoccolai in un piccolo spazio per meditare, proprio davanti, fra funghi giganti che mi sarebbe piaciuto provare - a scopo meditativo, si intende
I pensieri cominciavano a sciogliersi e a diluirsi nelle note della musica che arrivava dalla terra. Lo stato di coscienza si alterava, permettendo all'Essenza di esprimersi e di leggere l'intorno. Anche la percezione si alterava, o forse vedeva per la prima volta. Guardai il prisma e... beh... lo so che penserete ora ma... era proprio un fallo, un inequivocabile fallo. Stavo meditando davanti a un fallo
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