mercoledì 1 agosto 2012
Succede, ma io ho bisogno di pensarlo
Qualche volta accade, che la musica non funzioni. Niente colonna sonora, emuli di Morricone tutti in ferie, o semplicemente il nuovo viewer, oppure qualcosa nella grid oppure non lo so ma mi sono stufata di cercar di capire.
Rimangono allora i rumori d'ambiente. Li senti, magari per la prima volta, in questo caso è lo sciabordio dell'acqua sotto la palafitta che al momento mi fa da casa. Ti metti in ascolto, e dopo poco anche un altro rumore comincia, sommesso e discreto ma continuo, e sono i tuoi pensieri che si affacciano e arrivano a ondate seguendo il ritmo del mare e li lasci andare perchè tanto ritornano e speri solo che tornino più ordinati. O che si decidano a fare silenzio, loro.
C'è qualcuno che ama farsi bello con i propri pensieri, e li usa come ornamenti. A me sono essenziali più degli occhiali per un miope. Mi servono per leggere la realtà, qualsiasi essa sia, mi servono per respirare il mondo, mi servono per sopravvivere. Un respiro, un pensiero. Qualche volta due.
Succede, ma io ho bisogno di pensarlo. E più succede, più ho bisogno di pensarlo. Pensare è assorbire, analizzare, ricomporre senza anestesia. Pensare fino allo sfinimento, finchè anche l'ultimo gemito dell'ultimo pensiero si perde nel silenzio, e torna solo il rumore dell'acqua.
Viene anche meglio, dopo una scopata senza impegno.
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