lunedì 9 aprile 2012

Non so se era un angelo, ma aveva le ali.


Era un discussione di quelle che non ci dovrebbero mai essere, men che meno in SL. Di quelle dove la parole fanno male ma i silenzi tagliano, per cui inanelli una parola dietro l'altra perchè sì fa male ma almeno non ti tagli. 
Inutile come i gesti che l'avevano provocata, mi spingeva a grandi passi verso il precipizio dell'insicurezza. La sensazione che sta per crasharti il mondo addosso e non farai in tempo a rientrare e qualcun'altro deciderà per te. 
Rimasi sola, un po' arrabbiata un po' delusa o forse molto di tutte e due. La rabbia poi è spesso l'abito esteriore della delusione, per cui non capivo da che parte indossarla, quella giacca, e me ne stavo immobile e furiosa e disperata come una bimba che non riesce a indossare la maglietta nel verso giusto.  
Fu a quel punto che sentii un alito lieve dietro di me. Invisibile agli occhi di tutti, mi avvolse con le sue enormi ali nere e sussurrò "Non sei sola a combattere le tue battaglie dell'anima, ora...". L'angoscia si frantumò come un bicchiere di cristallo in un mare di sabbia. Diventò lacrime calde che cominciarono a scivolare lungo le mie gote e il mio collo. Cadendo sulle braccia si trasformarono in piume lucenti, mentre il pianto si stemperava in dolcezza, finchè fui pronta a riprendermi la leggerezza e spiccare il volo. 
Mi voltai indietro, il tempo di far luccicare un ultimo sorriso verso l'angelo nero.



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