Sono rientrata nel giorno dei morti, nella notte degli spiriti. Aggancio un tp al Tribute Lou Reed/David Bowie e mi trovo nell'installazione di Aloisio Congrejo. Una delle installazioni, ovviamente. Più di preciso, The Words of My Life. Stanno tutti fuori dal perimetro dell'opera, rispettosi fino al sussiego. Io invece entro, con la leggerezza di chi si prende il permesso di sbirciare nell'anima altrui. E poi sono scalza, non posso calpestare più di tanto...
Entro e mi perdo, perchè le parole sono urlate e sono tante, cambiano colore, una vita tiene tante parole e più mi avvicino e meno capisco di quali parole stiamo parlando, anzi vedendo. Ogni anima è un po' specchio della propria anima, e quanto più vogliamo osservare le minuziosità delle sue pieghe, tanto più esse ci si confondono. Mi alzo in volo, prendo fiato e il panorama si schiarisce. Ora l'intreccio delle lettere è limpido, Libertà e Amore si stagliano come grattacieli sopra la città affollata di emozioni, sentimenti, impegni.
Solo allontanandosi, talvolta, è possibile decifrarsi.
La musica è implacabile, i ritmi si accavallano e si rincorrono e mi lascio cullare.
Nel frattempo mi sono persa fra le parole. Il viaggio dentro l'anima altrui affatica, mi siedo un attimo a riprendere fiato. Allargo lo zoom e scopro che sono seduta sulla Precarietà. Mai posto fu più appropriato, per le mie chiappe.