Così mi alzai in piedi, aprii il largo mantello rosso e mi incamminai. Il bosco era amichevole, con colori d'autunno che scaldavano il cuore, nonostante la solitudine. Un fiume d'oro, ai miei piedi, andava ad abbracciare un quieto lago dello stesso colore, incastonato fra verdi montagne inviolate.
Salii scoscese rive piene di foglie secche e vibranti, mi arrampicai sulle radici di alberi giganteschi, respirai fino in fondo l'aria umida e viva di quella natura gentile. Mi misi anche a correre, a perdifiato, per incastrare in ogni zolla di quella terra l'energia sovrabbondante che mi esplodeva in petto, e man mano correvo, man mano la mia pelle si assottigliava, diventava trasparente, a rivelare l'essenza di me che non volevo vedere.
Ormai senza fiato, trovai un pozzo e vi lasciai cadere un desiderio, un piccolo desiderio egoista che m'era rimasto attaccato al mantello. Mi sedetti, la schiena contro il legno lavorato da mani fatate.
Decisi di ignorarli e andai a sbollire nella piscina degli elfi il fastidio di saper non corrisposto il desiderio di armonia tra cuore e mente, tra dentro e fuori, tra mondo e anima.
Sì.. ero decisamente noiosa, quel giorno.